Donne e maschilismo: quale è la condizione della donna oggi?
In un mondo come quello di oggi, dove la parola maschilismo dovrebbe essere cancellata, anche se in misura molto meno accentuata, si ripropone ancora in più occasioni, pur riconoscendo che la situazione é molto cambiata rispetto agli anni passati. Vanno evidenziati alcuni aspetti: si sta ormai generando una sorte di confusione mentale sia nell’uomo che nella donna, un senso di disorientamento, fermo restando che la psicologia e la biologia ci hanno insegnato che dentro ognuno di noi esiste l’uomo e la donna contemporaneamente con delle differenze si, ma talmente impercettibili e sottili in qualità e quantità quasi da non riconoscerle.
Ormai, nei paesi occidentali, la condizione della donna è giunta, se non alla parità con l’uomo, poco ci manca.
Molto è cambiato grazie alle lotte femministe intraprese negli anni, votate alla conquista di quell’appartenente diritto di libertà prima precluso.
Lo si vede nel lavoro, nella vita sociale, dove donne occupano posti di assoluto rilievo con lusinghiero successo, posti che prima per una forma mentis molto ristretta e dominatrice da parte dell’uomo con quel maschilismo incarnato nella propria mente, precludeva ogni possibilità alle donne di emergere, di dimostrare che erano all’altezza di svolgere molti compiti che oggi vengono loro attribuiti.
Quindi il problema del maschilismo si potrebbe dire che sia finito, tramontato, che l’emancipazione della donna sia ormai totale e che la donna stessa vive in parità con l’uomo. La mia personale considerazione è che non sia così; le motivazioni che mi spingono a fare questa affermazione sono molte, motivazioni che mi permetto di analizzare: primo perché molti fatti di cronaca mi portano a pensare che anche se in forma ridotta il maschilismo esiste ancora, secondo perché ritengo che anche in campo lavorativo e sociale esistano ancora dei pregiudizi nei confronti delle donne.
Nel primo caso riferendomi ai fatti di cronaca, al di là del vergognoso argomento stupri, argomento di cui ho già parlato in un mio articolo, spesso si sente che donne sono state malmenate anche in maniera brutale dai propri mariti o compagni, altre costrette a prostituirsi e ridotte in schiavitù, altre comprate e rivendute come oggetti, altre ancora costrette a lavorare dalla mattina alla sera mentre i loro mariti o compagni, se la godono e si fanno mantenere.
Ora pongo una domanda: questo non è maschilismo?
Nel secondo caso, dove mi riferisco al lavoro e nel sociale, anche se molte donne nel campo lavorativo hanno raggiunto posizioni di vertice, con molta fatica ma ci sono riuscite, tante altre con delle attitudini non indifferenti, con gradi di istruzione ad hoc, occupano posti di lavoro al di sotto delle loro qualità se riescono a trovarlo, mentre al vertice certi posti vengono occupati da maschietti con molte ma molte meno qualità lavorative.
Se poi parliamo della politica, si sente sempre parlare delle quote rosa, ovvero quel certo numero di posti che vengono stabiliti che le donne possono concorrere ed eventualmente occupare.
Mi chiedo perché le donne debbono avere in politica dei posti a numero chiuso, mi sembra che alcune donne abbiano occupato posti di rilevante importanza in politica con ineccepibili e lusinghieri successi, senza far rimpiangere la figura del maschietto. Ripropongo la domanda: questo modo di considerare la donna non è maschilismo?
Posso osare dicendo che il maschilismo non é totalmente sconfitto, che c’è ancora molto da lavorare su questa tematica al fine di dare alle donne il loro giusto valore, di non considerarle ancora da qualcuno, (per fortuna non sono più in molti) solo dedite alla casa e ai figli, strumenti di piacere ses…le, sfogo delle violenze di alcuni balordi, oggetti di compravendita, schiave o portatrici solo del dio denaro.
Non prendiamo per oro colato il fatto che ormai in occidente il processo di liberazione della donna sia concluso, ci sono ancora alcuni paesi Europei dove del maschilismo ne fanno tutt’ora un costume di vita, forse in paesi occidentali ricchi questo non avviene, ma in quelli poveri si.
Se poi parliamo di donne di altri continenti la cosa fa rabbrividire, dove ci sono donne private di ogni diritto umano, costrette a subire di tutto dal marito o padre padrone, ed è a queste donne che una società moderna deve anche pensare, per definirsi una società al passo con i tempi, a queste donne va data la parola; certo la libertà non si può imporre, ma una cosa è certa: che ci si deve provare in tutti i modi possibili, in considerazione che la donna è un essere umano quanto l’uomo e ha diritto alla sua dignità. Per concludere, emergere e raggiungere il vertice è molto difficile per tutti, sia donne che uomini.
Oggi come sempre, i favoritismi e le raccomandazioni minano tutto il sistema socio economico e la giustizia della nostra società. Oggi, a differenza del passato, grazie ad una cultura superiore, cultura che è la base della vita, con un pochino di attenzione in più nei confronti del gentil sesso, ci sono molte più possibilità per le donne di emergere e dimostrare che non sono seconde a nessuno. Una mia personale interpretazione: ritengo e paragono certi atteggiamenti incivili nei confronti delle donne, pari al razzismo e l’antisemitismo, una totale mancanza di cultura piena di pregiudizi, che non può e non deve giustificare certi comportamenti discriminatori nei loro confronti.
Certo, qualche “maschietto”, non sarà d’accordo con me, ci si può scherzare sopra definendo la donna il sesso debole, (non so quanto poi sia vero), ma usarla come un oggetto no. Silvano De Angeli
Sono poche le persone che dichiarano apertamente e consapevolmente che le donne sono meno portate per certi compiti o abbiano scarse abilità. Ma se si studiano gli stereotipi dal punto di vista neurologico e cerebrale si scopre che molti uomini, in fondo, sono dei gran maschilisti.
NOTIZIE – Virgina Woolf nel 1938, nel suo fantastico saggio pacifista e femminista Le tre ghinee, aveva già identificato questo problema e così descriveva la situazione delle donne impiegate negli uffici pubblici nella Gran Bretagna degli anni Trenta:
“Vogliamo scoprire, non dimentichiamolo, che odore emana il sesso in un ufficio pubblico; non di fatti si tratta ma di effluvi appena percettibili. (….)
L’odore dunque — o la vogliamo chiamare “atmosfera” — è un elemento importantissimo nella vita professionale, anche se, al pari di altri importanti elementi, è impalpabile. Può sfuggire al fiuto degli esaminatori nell’aula degli esami, e tuttavia penetrare in Commissioni e Divisioni e fare effetto su chi vi lavora. (…)
L’atmosfera evidentemente è qualcosa di molto potente. Non solo ha la facoltà di cambiare forma e domensioni alle cose; influisce anche su sostanze solide come gli stipendi, che si sarebbero creduti insensibili alle atmosfere. (…) l’atmosfera è uno dei nemici più potenti, in parte perché è impalpabile, contro i quali le figlie degli uomini colti devono combattere.”
Ora, finalmente, questo odore, che più appriatamente chiameremo puzza, è stato identificato in modo scientifico da uno studio realizzato al Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano e pubblicato su Neuroimage, e si nasconde nella corteccia prefrontale degli uomini (nel senso di maschi), un’area del cervello che matura per ultima e che svolge compiti cognitivi di alto livello.
Come hanno fatto a scoprirlo? Per dimostrare che gli stereotipi sono ancora ben radicati nel modo di pensare maschile, Zaira Cattaneo, Costanza Papagno, Giulia Mattavelli ed Elisa Platania hanno somministrato un test a 31 giovani uomini e 31 giovani donne. Il test, Gender Implicit Association Test (IAT), è in grado di rilevare e misurare gli stereotipi legati al genere: al centro di un monitor compare un nome di persona che i partecipanti devono classificare come maschile o femminile usando un tasto destro o sinistro. Poi, con gli stessi tasti, i partecipanti devono associare il genere a sostantivi che rappresentano concetti quali “forza” o “debolezza”. Quando è stato chiesto di classificare “femminile” e “forza” i partecipanti maschi hanno commesso più errori rispetto a quando lo stesso tasto è stato usato per classificare “femminile” e “debolezza”. Il contrario è capitato per i sostantivi maschili.
In generale tra gli uomini vi è una forte tendenza ad associare forza, successo, prestigio, autorità, potere al genere maschile, mentre fragilità, indecisione, passività, sottomissione sono sempre associate al genere femminile.
Il test TMS evidenzia lo stereotipo di genere nei maschi
E questo non basta… le ricercatrici hanno applicato anche la tecnica della Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), che permette di interferire selettivamente con l’attività di una certa area cerebrale e quindi di studiarne il ruolo in un determinato processo cognitivo. È stato così scoperto che la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia prefrontale dorsomediale possono, entro certi limiti, controllare gli stereotipi: infatti, quando queste aree sono state temporaneamente inibite dalla stimolazione, i partecipanti maschi hanno associato in maniera ancora più netta parole legate alla forza al sesso maschile, e parole legate alla debolezza al sesso femminile.
Lo stereotipo di genere aumenta nei maschi quando il controllo della corteccia prefrontale è stato inibito
In pratica gli uomini, anche se non in maniera consapevole, considerano il successo e il prestigio come prerogative del loro sesso, anche se questa tendenza viene parzialmente frenata dal controllo esercitato dalla corteccia prefrontale, limitandone gli effetti discriminatori.
Emerge quindi chiaramente il ruolo importante dell’ambiente e dell’educazione. Naturalmente non solo per le questioni legate al genere ma per tutti gli stereotipi, anche quelli connessi con l’etnia per esempio.
Dopo questa ricerca risulta ancora più importante insistere affinché i modelli prevalenti di donna, che oggi e soprattutto in Italia, vengono spesso sviliti a ruoli infimi e degradanti, siano profondamente modificati. Per questo serve l’impegno di tutti.
nteressante documento all’indirizzo: http://www.centrostudicoppia.it/articolo.asp?id=621
è veramente un sunto di teorie dell’Etica Femminil-femminista sul maschilismo.Queste teorie vengono sempre dette e ridette ovunque anche dalle utenti che vengono qua.Questo vuol dire quanto siano diffuse tali teorie e quanto siano entrate a far parte della cultura Occidentale tale da divenire parte integrante della. Cultura Occidentale.Descrivere il passato e il Presente e l’Altrove conla menzogna è l’inizio per fondare una nuova Etica Femminile dei generi..
Il documento:
alcuni uomini credono ancora che le donne siano il sesso debole e che esistano solo per soddisfare i capricci maschili.
Negli ultimi anni parole come maschilismo sono diventate parte integrante del nostro modo di parlare.
1. chi è il maschio sciovinista
il tipo classico pensa che lui e gli altri uomini siano una classe superiore e, pertanto, ha delle idee molto limitate su quali siano le funzioni che convengono ad una donna. Egli crede che il posto della donna sia a casa a curare lui e i figli.
Se lei lavora, lui pensa che si debba affidarle solo dei compiti subalterni; gli fa orrore la sola idea che una donna possa essere un suo superiore perché non può tollerare che una donna possa avere qualche autorità su di lui.
I maschilisti sostengono orgogliosamente queste idee e usano ogni tipo di argomento per cercare di provare che la donna è inferiore; una delle loro argomentazioni preferite è la pretesa incapacità delle donne nei lavori manuali. Sono fermamente convinti che la differente realizzazione nella vita, di un uomo e di una donna dipenda da cause biologiche e che pertanto non sia possibile nessun cambiamento dei ruoli.
2- il sesso e il maschilismo
Il maschilista si considera un cacciatore, inseguirà ogni donna che gli piaccia, come se fosse una preda. Se riesce nel suo intento continuerà nel suo ruolo attivo di cacciatore, anche a letto, cercando il proprio piacere senza perdere tempo a cercare di procurarne alla sua partner.
Questa ovviamente è una descrizione esasperata dello sciovinismo maschile e la maggior parte degli uomini sarà restia a riconoscersi in questa descrizione. Ma ha molto in comune con l’immagine della sessualità maschile come la vediamo – o come l’abbiamo sempre vista fino a non poco tempo fa – nel film, nelle riviste e alla televisione; infatti le donne sono quasi sempre ritratte come delle stupidelle e delle incompetenti che esistono solo in relazione agli uomini e per far piacere a loro.
2. una sfida al maschilismo
oggi le donne accettano sempre meno quello che in passato era considerato un giusto comportamento maschile. Questo tipo di donna non vuole che l’uomo le apra la porta o le ceda il posto sul metrò o in treno. Molti uomini si sentono colpiti dal rifiuto di quello che loro considerano un comportamento tradizionale, decoroso ed educato. Ma le donne hanno cominciato a capire che la ‘cavalleria’ maschile fa parte di un tentativo sciovinista di tenerle in una gabbia dorata dove saranno ammirate, ma mai libere di prendere in mano la propria vita.
Alcuni uomini dicono che questo è un nuovo tipo di sciovinismo – uno sciovinismo al femminile – per avere potere sugli uomini e per considerarli inferiori.
Anche se alcune donne corrispondono a questa descrizione la maggior parte di quelle che sfidano lo sciovinismo maschile non ha nessuna intenzione di invertire i ruoli sessuali.
Esse vogliono che sia gli uomini sia le donne abbiano le stesse possibilità, facendo piazza pulita di quell’atmosfera competitiva e repressa che secondo loro il maschilismo produce.
Ma ancora oggi il solo pensiero delle difficoltà che si troverebbero ad affrontare frena molte donne dal cercare di cambiare il proprio modo di vita.
3. il piacere dell’uguaglianza
come possono dunque gli uomini e le donne liberarsi di questi modelli di comportamento in modo da far sì che lo sciovinismo maschile diventi una cosa del passato? Possono iniziare col capire che le risposte sessuali degli uomini e delle donne sono uguali e possono imparare a trovare dei modi di comunicare che non Sinai una ripetizione della convenzione servo-padrone del passato. Ciò significa che le donne devono imparare a essere più esplicite sulle loro preferenze sessuali anche se da principio possono trovare difficoltà nell’abbandonare il ruolo passivo a cui sono abituate. Gli uomini che finora hanno pensato solo al proprio piacere, forse saranno colpiti nello scoprire che la partner non sempre ha goduto durante il rapporto sessuale; può darsi che riesca loro difficile abituarsi all’idea che anche lei è una persona sessuale con i propri diritti.
Molte coppie che hanno sfidato il maschilismo all’interno del loro rapporto, sostengono che riescono ad apprezzare la reciproca compagnia molto più di prima. Nessun uomo riuscirà mai ad avere un vero intimo rapporto con una donna se non la rispetta, e nessuna donna si sentirà mai appagata facendo solo ciò che gli uomini si aspettano.
“L’Italia è maschilista”: buongiorno ministra Carfagna! di Cecilia M. Calamani [5 dic 2010]
La ministra Carfagna si è accorta che l’Italia è un paese maschilista. Le malignità – rigorosamente a sfondo sessuale – circolate a proposito della sua amicizia con Italo Bocchino le hanno fatto capire che in Italia una donna “di gradevole aspetto”, come lei stessa si definisce, non può avere un rapporto di amicizia con un esponente politico senza scatenare facili illazioni. In effetti, complice anche il non felice cognome del capogruppo di Fli alla Camera, ammiccamenti a presunte fellatio della ministra sono diventate nelle scorse settimane un passaggio obbligato per le chiacchiere da bar (e non solo) sul suo annuncio, poi ritirato, di dimissioni in seguito alla polemica sui rifiuti in Campania.
Preso in sé, il fenomeno – ha ragione la Carfagna – non può che indignare le orecchie di qualsiasi donna. Uno sciatto e volgare maschilismo che vede il successo femminile subordinato a un obbligatorio passaggio sotto (o sopra) qualche scrivania del potere, tipicamente maschile.
Ma poi la memoria non può non andare alla ‘professione’ pre-politica della ministra che l’ha portata a sedere in Consiglio dei ministri, alle liste pidielline brulicanti di soubrette e show girl, compagne delle allegre serate del nostro premier generosamente ricompensate della loro benevolenza, ragazze che dall’oggi al domani hanno lasciato nell’armadio, come la Carfagna, pecorecci abiti ‘da lavoro’ per sostituirli con accollatissimi tailleur, inequivocabili espressioni erotiche con sobri visetti acqua e sapone. La Carfagna si lamenta di un sessismo che lei stessa, con le sue generose apparizioni, ha contribuito a creare. Un’immagine che ora danneggia non solo la sua credibilità, ma quella di tutte le donne che lei, con il ministero che le è stato assegnato, dovrebbe difendere.
Non si può non dare atto alla ministra dei suoi cambiamenti, dimenticare la pubblica ammenda sulle sue retrive concezioni sugli omosessuali né la legge sullo stalking da lei fortemente voluta. Ma ciò che oggi le sfugge – in perfetta sintonia con gli insegnamenti del premier – è che ogni azione ha le sue conseguenze: l’immagine pubblica di una persona non può prescindere dalla sua storia. Passare dall’umiliante e grottesca mostra mediatica del proprio corpo per beare gli occhi del maschio italiano al denunciare il sessismo – in politica, sui media – che l’era berlusconiana continua a propinarci grazie al contributo di donne come lei che mercificano la propria immagine, non può essere percepita come una naturale evoluzione.
Cara ministra, che l’italiano medio abbia la memoria corta è acclarato, ma non basta un semplice cambio di abito per fargli riporre nel cassetto i suoi sogni erotici da dominatore di una femmina oggetto quale lei si è mostrata per anni. L’Italia maschilista che lei oggi denuncia è la stessa alla quale lei ha venduto per anni il suo corpo e la sua dignità. Come mai allora andava bene e oggi non più?
Cecilia M. Calamani