Cosa Fare? Come Comportarsi con un Familiare con Disturbo Borderline?
i comportamenti, le azioni e le comunicazioni all’interno del sistema familiare e, più in generale, di vita del paziente con diagnosi di disturbo borderline di personalità, messe in atto al fine di aiutare la persona, nella maggior parte dei casi, si rivelano insufficienti. La situazione sembra sfuggire di mano fino ad arrivare a situazioni limite in cui tutte le forze, i pensieri, le energie sono concentrate sul problema.
Si può arrivare in condizioni in cui si sente che si è smesso praticamente di vivere. Sentimenti di frustrazione, forte angoscia, impotenza sono comuni in questi casi.
Oggi sappiamo che le modalità di comunicazione e comportamento tese a contrastare il problema spesso sono proprio quelle azioni che lo mantengono e che potrebbero contribuire al suo aggravamento.
Questo avviene non tanto per colpa di chi aiuta la persona ma per il fatto che chi cerca di aiutare risponde ad una percezione del problema e dei sintomi che nascono all’interno di un contesto bio-psico-sociale come risposta del paziente ad un sistema che, per un motivo o per l’altro, egli rifiuta.
I tentativi di aiuto, quindi, diremo che colludono con il problema perché, in qualche modo, confermano le aspettative patologiche del paziente.
Comportamenti da Evitare
Di fronte ad un paziente con diagnosi di disturbo borderline di personalità vanno generalmente evitate tutte quelle forme tese alla rassicurazione o al far comprendere al paziente di essere malato.
La tendenza a spiegare alla persona che i propri comportamenti non sono sani genera intensa rabbia e sensazione di profonda incomprensione ed alimenta i tratti paranoidi. Si passa da un ruolo di soccorritore al ruolo di persecutore. Si genera forte odio che può sfociare anche in gravi comportamenti aggressivi auto ed etero-diretti.
Ognuno di noi sa, ad esempio, che l’abuso di cocaina, cannabis, alcol, ecc. sono condotte lesive per il soggetto. Chi le mette in atto ne è perfettamente consapevole. Come è consapevole ogni fumatore che il fumo nuoce gravemente alla salute ma, nonostante questa consapevolezza, continua a fumare.
Lo stesso vale per altri tipi di sostanze e per altre condotte impulsive di cui il soggetto borderline non può e non desidera fare a meno.
E’ sufficiente chiedere al soggetto se uno specifico comportamento piace o meno. Se la risposta è sul versante del piacere ricordiamo che, sul momento, non potrà essere ridotto. Quindi, anziché contrastare inutilmente il comportamento, dobbiamo passivamente accettare che non potrà essere cambiato con la sola consapevolezza del suo aspetto disfunzionale.
La Terapia Psicologica Indiretta: Aiutare la Famiglia ad Aiutare
Abbiamo oggi a disposizione un nuovo strumento per l’intervento indiretto sul paziente ma diretto sulla famiglia (di origine o attuale).
Lo psicologo è in grado di suggerire, dopo una valutazione dettagliata di ogni specifico caso e soltanto quando riscontra che la famiglia può essere utilizzata come risorsa, comportamenti e comunicazioni da adottare in grado di ridurre i rischi di aggravamento della situazione e migliorare le condizioni di vita del sistema familiare.
Gli interventi indiretti si applicano soltanto nei casi in cui il sistema familiare od il partner siano realmente motivati ad aiutare il familiare con il disturbo.
Gestire una situazione familiare di questo tipo è molto complesso senza un supporto psicologico costante rivolto alle famiglie. Spesso la famiglia di un paziente con diagnosi di disturbo borderline si trova isolata, non sa come comportarsi, si sente impotente in quanto sente che ogni tipo di comportamento e comunicazione non produce nessun beneficio. Sembra anzi che più si cerca di aiutare più la situazione si complica.
In genere i pazienti con diagnosi di disturbo borderline di personalità utillzzano l’arma del senso di colpa. Riescono a fare leva sui sensi di colpa della famiglia, degli amici e dei parenti per manipolare l’ambiente e le loro relazioni.
Il problema principale è sicuramente l’impulsività che si può manifestare con condotte dannose come bulimia, abbuffate, sessualità promiscua e spesso mancato uso di protezione in rapporti sessuali occasionali, spendere eccessivamente, non conservazione di denaro, guida spericolata e uso di sostanze come hashish, cocaina, acidi e molto spesso alcol.
Ci possono essere serie difficoltà in ogni impegno che richieda costanza e responsabilità (andare a scuola, lavoro, andare dallo psicologo,…). Sono persone costantemente annoiate e che alternano stati di pessimismo, a momenti in cui possono sembrare più euforici ma sempre con una certa rabbia (a volte con eccessi di ira incontrollati ma di durata breve).
Sono essenzialmente delle persone che utilizzano una modalità drammatica di relazionarsi con gli altri ed i familiari.
Una delle condotte che possiamo definire impulsive più drammatiche è sicuramente l’autolesionismo (tagli su braccia e gambe, bruciature di sigarette, graffiarsi, procurarsi ferite e contusioni, ecc.) e ciò che ruota intorno all’idea di suidicio che va dall’ideazione sucidaria (pensieri di morte), fino ai tentativi di suicidio multipli.
Lo spettro del disturbo borderline di personalità è molto ampio ed è caratterizzato, oltre che dall’impulsività, anche una forte alterazione dell’immagine di sé, degli altri e soprattutto dell’umore.
Sono persone che temono l’abbandono e potrebbero fare di tutto, soprattutto come tentativo di vendetta, se pensano di essere abbandonate o se si verifica un reale abbandono.
La famiglia di fronte a situazioni così drammatiche si trova ovviamente in una situazione di forte impotenza dovuta all’impossibilità di gestione del proprio figlio e, soprattutto, vive in una condizione di costante angoscia e paura.
E’ molto difficile che la persona che soffre del disturbo si renda pienamente conto che le proprie condotte siano disfunzionali, considerando i propri comportamenti più come caratteristiche peculiari e distintive del proprio carattere. E’ molto più facile che quando un amico o un familiare cerca di convincerli a curarsi rispondano che i malati sono gli altri e non loro stessi.
Questo impedisce alla persona di recarsi da uno psicologo esperto in materia (inoltre ci sono pochi psicologi che affrontano questo tipo di problematiche) e la famiglia si trova isolata.
Gli interventi di tipo indiretto sono metodi tra i più efficaci per questo tipo di problematiche e richiedono una certa adesione al trattamento da parte della famiglia.